Nintendo Entertainment System – NES

l Nintendo Entertainment System (NES) è una console a 8 bit lanciata da Nintendo nel 1983 in Giappone con il nome di Family Computer (ファミリーコンピュータ Famirī Konpyūta?) o con la contrazione Famicom, (ファミコン Famikon (pronuncia[?·info])?), nel 1985 negli Stati Uniti e nel 1986 nel resto del mondo. È considerato il sistema che risollevò l’industria dei videogiochi dopo la crisi del 1983:[7] questo grazie al successo di titoli come Super Mario Bros., Super Mario Bros. 3, The Legend of Zelda, Excitebike, Metroid, Ninja Gaiden e Castlevania, di livello qualitativo superiore a quello dei giochi per le altre console domestiche del tempo; inoltre ha influenzato il design e gli standard delle console seguenti, partendo dal sistema di controllo. Infine, con il NES la Nintendo ha introdotto un modello lavorativo oggi adottato da tutti, ovvero di licenziatare “terze parti” per lo sviluppo di software.[8].

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La storia

Seguendo la serie di successi dei giochi arcade nei primi anni ottanta, Nintendo pianificò lo sviluppo di una propria console a cartucce removibili, progettata da Masayuki Uemura, denominata FamiCom, che fu messa in commercio a partire dal 15 luglio 1983 al prezzo di 14.800¥ (yen). Al momento del lancio erano disponibili 3 titoli, tutti conversioni di coin-op realizzati da Nintendo: Donkey Kong, Donkey Kong Jr. e Popeye. Le vendite della console faticavano a decollare a causa di alcuni chip difettosi presenti nel suo interno; in seguito al suo ritiro e alla nuova immissione sul mercato con una scheda madre rinnovata, la sua popolarità salì fino a diventare la console più venduta in Giappone alla fine del 1984.[9]

Per il mercato mondiale Nintendo aveva preso contatti con Atari per permettere alla società di occuparsi della commercializzazione della console al di fuori del Giappone. L’accordo prevedeva che il sistema sarebbe stato distribuito con il nome Atari e che la società avrebbe pagato i diritti per la produzione della console a Nintendo. I rappresentanti delle due società si incontrarono diverse volte al Consumer Electronics Show del 1983, stabilendo le basi dell’accordo.[10] Dopo tre giorni di trattative, quando solo gli ultimi dettagli dovevano essere finalizzati, alcuni dirigenti Atari si imbatterono nello stand della Coleco in una conversione del gioco Donkey Kong per il loro nuovo home computer Coleco Adam. Questo fece infuriare Atari perché essa aveva acquistato da Nintendo i diritti per la versione del gioco per gli home computer (con il floppy disk come supporto) mentre Coleco deteneva i diritti per produrre soltanto la versione a cartuccia per le proprie console ColecoVision ed aveva convertito Donkey Kong per l’Adam a scopo dimostrativo.[11][12] I dirigenti Atari immaginarono che i giapponesi stessero vendendo i diritti in loro possesso a più società contemporaneamente e quindi interruppero le trattative con Nintendo.[13]La rottura delle trattative con Atari spinse Nintendo a cercare un nuovo distributore ma dopo più di un anno di infruttuose ricerche la società decise di commercializzare in proprio la console.[14]

Nel giugno 1985 la console venne presentata al Consumer Electronics Show di Chicago con un design rinnovato e con un nuovo nome per il mercato americano: Nintendo Entertainment System. Il prezzo previsto era di 249,99$ con la pistola Zapper, il robottino R.O.B. e i giochi Gyromite e Duck Hunt, oppure 199,99$ con due controller e Super Mario Bros., scritto da Shigeru Miyamoto. La console fu distribuita in America a partire dal mese di ottobre del 1985, iniziando dalla città di New York, corredata da una ludoteca caratterizzata da giochi inediti come i suddetti Duck Hunt e Super Mario Bros oltre a Ice Climber, Excitebike, Wrecking Crew ed altri.

Anche se nei primi due anni di vita il NES fu abbastanza costoso, la buona qualità del software e il controllo diretto sui giochi sviluppati da terze parti ne determinarono il successo.[15] Nel Natale del 1985 la console registrò un discreto volume di vendite, per poi essere distribuita a febbraio dell’anno seguente nel resto del Nord America raggiungendo la quota di 3 milioni di unità vendute. Sempre nel 1986 il NES fu prodotto dalla Worlds of Wonders che aiutò l’azienda giapponese ad un “ritorno d’immagine” negli Stati Uniti. Fu nel 1987, però, che il grande pubblico si accorse delle capacità grafiche della macchina rispetto alle altre console, grazie alla pubblicazione di titoli come Metroid, Castlevania, Rush’N Attack, Mega Man, Rad Racer e Zelda. Nel 1987, inoltre, i giochi della Worlds of Wonders subirono un grosso calo di vendite e Nintendo, alla fine dell’anno, decise di assumere in blocco tutti i dipendenti che stavano per essere licenziati in seguito all’imminente bancarotta. Curiosamente alcuni di essi erano gli stessi programmatori che Nintendo aveva avvicinato durante il primo tentativo, infruttuoso, di alleanza con Atari. Il NES arrivò a quota sei milioni di unità vendute, cifra che raddoppiò l’anno successivo: nel 1988, infatti, uscirono negli Stati Uniti Super Mario Bros. 2, Contra, Tecmo Bowl, Blaster Master e Double Dragon, che spinsero quasi al massimo la tecnologia di questa console. Nel 1989 Ninja Gaiden, Mega Man 2, The Guardian Legend e Dragon Warrior (remake di Dragon Quest), rappresentarono un ulteriore passo in avanti nella ludoteca del NES, che si dimostrò ancora una volta il miglior sistema da gioco presente sul mercato. Il picco della giocabilità a 8 bit fu poi raggiunto da Super Mario Bros. 3, uscito negli Stati Uniti nei primi mesi del 1990: il terzo capitolo della saga di Mario, inoltre, fu considerato uno dei migliori e più innovativi videogiochi della storia, oltre che il titolo più venduto dopo Super Mario Bros, quest’ultimo avendo però dalla sua il fatto di essere incluso nella confezione della console.

Nintendo, quindi, tra il 1986 e il 1990 fu l’incontrastata padrona dei mercati nipponico e americano, in cui il NES veniva pubblicizzato con lo slogan “Now you’re playing with power“,[16] mentre i titoli della console registravano sempre nuovi record. Su NES vennero introdotti i primi capitoli dei franchise di “Mario”, “Zelda”, “Castlevania”, “Mega Man”, “Metroid”, “Final Fantasy”, “Ninja Gaiden” e “Dragon Quest”: queste saghe di videogiochi continuano con successo tutt’oggi. Particolare importanza fu data al marchio dorato “Nintendo Seal of Quality” che compariva sulle confezioni dei giochi e degli accessori per il NES ad indicare che i prodotti erano certificati direttamente da Nintendo come rispondenti a precisi requisiti di qualità. Introdotto inizialmente per i soli giochi pubblicati in America, il bollino fu poi esteso anche ai mercati europeo ed australiano. Col tempo, però, il bollino divenne una presenza fissa sulle cartucce dei giochi e solo in rarissimi casi il titolo non conquistò il marchio dorato: esempi sono Action 52 e Conker’s Bad Fur Day.[17][18] Sempre in USA, a partire dal luglio del 1988 iniziò ad uscire mensilmente la rivista Nintendo Power (ancora oggi esistente) con le guide e le recensioni dei nuovi titoli. Alla fine degli anni ottanta era molto famoso anche il servizio telefonico del “Nintendo Fan Club” con degli operatori che aiutavano gli utenti Nintendo a terminare i giochi.

Nonostante l’ottima qualità dei titoli, la console non riscosse lo stesso successo in Europa e Australia perché la distribuzione, curata inizialmente da Mattel, iniziò tardivamente, in gran parte dell’Europa solo due anni dopo la pubblicazione americana, e perché nuove console prodotte da altre società iniziavano a competere tecnicamente con il NES, tra cui principalmente il Sega Master System. In Italia il NES arrivò solo nel 1987 ma la Mattel impose un prezzo troppo alto per far decollare le vendite. In USA dal novembre del 1988 il NES venne messo in vendita a 149,99$ con due controller, la pistola Zapper e la cartuccia di Super Mario Bros./Duck Hunt. I giochi in versione PAL, inoltre, arrivavano con un considerevole ritardo rispetto alle versioni americane e giapponesi (si trattava di mesi e certe volte addirittura di un paio di anni) e questi ritardi nei primissimi anni novanta ne annullarono la superiorità tecnica nei confronti delle console più moderne (come il Mega Drive).

Nonostante tutto la console divenne nel 1990 la macchina da gioco più venduta fino ad allora: nel 1995, anno in cui fu tolta definitivamente dal commercio, raggiunse quasi le 62 milioni di unità vendute.[4]

Controversie tra Sega e Nintendo

La netta differenza quantitativa tra la ludoteca del NES e quella del Master System era giustificata dal fatto che la licenza che Nintendo offriva agli sviluppatori dei giochi per il NES impediva di realizzare le conversioni per le console avversarie per due anni.[19] Inoltre le compagnie che ottenevano la licenza Nintendo potevano sviluppare solo cinque giochi all’anno, più un extra se i titoli avevano avuto un notevole successo commerciale e di critica.[19] Sega, quindi, nel 1989 citò legalmente Nintendo come una società che aveva abusato della sua relazione con gli sviluppatori, creando un monopolio nel settore dei videogiochi e non consentendo agli stessi sviluppatori di realizzare titoli per altre piattaforme. I giudici dichiararono Nintendo colpevole di attività antitrust. In seguito cambiarono le regole nel mercato dei videogiochi e i rapporti di Sega con gli sviluppatori si intensificarono con l’uscita del Mega Drive, rendendo questa macchina molto più competitiva con il Super Nintendo nel periodo delle console di quarta generazione.

Cessazione della produzione

Durante i primi anni novanta, le aziende iniziarono a rimpiazzare le console esistenti con sistemi a 16 bit, come il Mega Drive di Sega che, dalla fine del 1990, supererà in vendite il NES. La console Nintendo rimase, comunque, fino a tutto il 1991 il sistema di gioco più diffuso tra il grande pubblico. Il successore del NES fu il Super Nintendo Entertainment System (SNES), commercializzato da Nintendo il 13 agosto 1991 negli Stati Uniti e l’11 aprile 1992 in Europa. Il NES, assieme all’Atari 2600, ha avuto quindi un ciclo di vita superiore a tutte le altre console esistite e durato ben 7 anni (1985-1992). Fino all’estate del 1992 la console ad 8 bit riuscì a coesistere bene con il Super NES, grazie anche all’uscita di alcuni giochi come NES Open Tournament Golf, Mario & Yoshi e, poco dopo, Kirby’s Adventure. Dal Natale del 1992 la guerra tra il Super NES ed il Mega Drive si fece più accesa e il NES, ormai abbastanza vecchio e con pochi giochi nuovi, diventò una console a basso costo, indirizzata verso un pubblico più giovane e alle prime armi nel settore dei videogiochi. In realtà però in Europa la situazione fu leggermente differente. I notevoli ritardi dell’uscita delle cartucce consentirono al NES di essere considerato uno dei sistemi di riferimento fino all’estate del 1993, sebbene risultasse secondo nelle vendite rispetto al Super NES ed al Mega Drive. Nel 1993 il NES venne venduto in una confezione speciale con Super Mario Bros. 3. Nello stesso anno uscì in America il NES 2, molto simile a livello di hardware al primo NES ma meno costoso (49,99$) e con un aspetto più compatto, simile a quello dello SNES.

Nintendo ha continuato a riparare i sistemi Famicom fino al 21 ottobre 2007, quando ha dichiarato che le scorte delle parti di ricambio necessarie sono ormai terminate e fuori produzione.[20][21][22]

Specifiche tecniche

  • CPU:
    • Ricoh 2A03/2A07 ad 8 bit, derivato dal MOS 6502;
    • frequenza a 1,79 MHz (NTSC) o 1,66 MHz (PAL)[23]
  • Memoria Interna:
    • 2 kB di RAM dedicati alla CPU come memoria temporanea (WRAM)
    • 2 kB di RAM dedicata al processore video (VRAM)
    • 256 byte di RAM dedicata agli attributi degli sprite (SPR-RAM)
  • PPU (Picture Processing Unit):
    • risoluzione di 256×240 pixel;
    • tavolozza di 52 colori totali (46 colori + 6 livelli di grigio), max. 24 contemporaneamente presenti sullo schermo;
    • max. 64 sprite simultaneamente su schermo con dimensione di 8×8 o 8×16 pixel.
  • APU (Audio Processing Unit):
    • generatore sonoro programmabile a 5 canali integrato nella CPU
  • Media: cartucce con ROM (da 128 Kbit a 4 Mbit) preprogrammate oppure floppy disk (Famicom Disk System)

CPU

Il Ricoh 2A07 montato sulle versioni PAL del NES.

Il NES usava come CPU un microprocessore ad 8 bit prodotto da Ricoh e derivato dal MOS 6502. Rispetto a quest’ultimo integrava un generatore audio ed un controller per l’accesso alla memoria (DMA) con un bus indirizzi ridotto. Per far posto a questi moduli Ricoh eliminò dal core del 6502 la circuiteria relativa alla gestione della codifica BCD.

La CPU era prodotta in 2 versioni con 2 clock differenti, a seconda del segnale televisivo che generava: il modello 2A03 (o RP2A03), destinato ai mercati con segnale NTSC (Nord America e Giappone), aveva un clock di 1,79 MHz,[24], mentre il modello destinato ai mercati con segnale PAL (Europa, Nuova Zelanda ed Australia), usava il 2A07 (o RP2A07), identico al precedente ma operante ad un clock di 1,66 MHz.[25] Il generatore sonoro del 2A07 era modificato per lavorare con il clock di sistema più lento.

Memoria

Un chip di RAM statica da 2 kB montato su un clone del NES.

Il NES conteneva 2 kB di RAM utilizzabile dalla CPU come memoria temporanea (WRAM). Altra RAM, fino ad un massimo di 8 kB, poteva essere indirizzata direttamente da una cartuccia giochi.

La PPU aveva 2 kB di RAM dedicati (VRAM). Erano poi presenti 256 byte destinati ad accogliere gli attributi degli sprite (SPR-RAM) e 28 byte di RAM per la tavolozza dei colori.

I giochi erano contenuti in chip ROM (PGR-ROM) alloggiati sulle cartucce. La CPU poteva però indirizzare solo fino ad un massimo di 32 kB di dati: dovendo contenere sia il codice del programma che i dati della grafica, i primi giochi risultavano poco dettagliati. Per ovviare a questo problema Nintendo sviluppò dei controller di memoria che installò sulle cartucce: questi, grazie al bank switching (l’alternanza dei banchi di memoria) permettevano di utilizzare un quantitativo di ROM superiore ai 32 kB direttamente indirizzabili dalla CPU, con il risultato che i giochi col tempo si fecero più dettagliati e più elaborati.[26]

In aggiunta le cartucce potevano contenere memoria riservata denominata “Expansion Area”, spesso contenente altri 8 kB di RAM aggiuntiva, memoria video estesa (VROM o VRAM) nonché, in molti casi, della circuiteria hardware che permetteva di indirizzare più dei 12 kB di memoria video gestibili dalla PPU.[24]

Video

Il NES utilizzava un coprocessore video denominato “Picture Processing Unit” (PPU), sviluppato da Ricoh. Come nel caso della CPU, anche la PPU della console era realizzata in 2 versioni, che si differenziavano per la frequenza operativa: l’RP2C02, usato nei sistemi NTSC, aveva un clock di 5,37 MHz mentre il modello PAL, denominato RP2C07, lavorava a 5,32 MHz.[25] Entrambi generavano un segnale video composito.[24]

Del PPU ne erano state fatte anche delle versioni speciali che erano utilizzate nei giochi arcade derivati dal NES. Ad esempio, il PlayChoice-10 usava l’RP2C03, che funzionava a 5,37 MHz e generava un segnale video RGB in formato NTSC. Il Nintendo Vs. Series usava invece 2 diverse varianti del chip: l’RP2C04 e l’RP2C05: entrambi operavano a 5,37 MHz e fornivano un segnale video composito in standard NTSC ma, a differenza degli altri modelli, utilizzavano tavolozze irregolari per evitare lo scambio delle ROM dei giochi.[27]

Tutte le versioni del PPU disponevano di una memoria interna, su bus dati separati, composta di 2 kB di RAM video (VRAM), di 256 byte per la memorizzazione degli attributi e della posizione degli sprite (OAM, object attribute memory) e di 28 bytes di RAM per la selezione dei colori dello sfondo e degli sprite. Il NES usava la VRAM per memorizzare gli attributi e le decorazioni grafiche: a questa memoria potevano essere affiancati altri 8 kB di RAM o ROM video direttamente sulla cartuccia anche se usando la tecnica del bank swithing questo quantitativo poteva essere aumentato di molto.[24]

Il PPU generava una tavolozza di 52 colori, comprese 6 diverse tonalità di grigio. Il rosso, il verde ed il blu potevano inoltre essere scuriti singolarmente in una specifica area dello schermo ricorrendo a particolari accorgimenti software. Il PPU poteva visualizzare fino a 25 diversi colori contemporaneamente sullo schermo: 1 colore per lo sfondo, 4 gruppi di 3 colori per la grafica e 4 gruppi di 3 colori per gli sprite. Questo totale non include i valori per dimezzare la brillantezza dei colori.[24]

Sullo schermo il PPU poteva visualizzare contemporaneamente 64 sprite, con dimensioni di 8×8 o 8×16 pixel (la scelta della dimensione influenzava tutti gli sprite visualizzati). Su una stessa riga potevano essere presenti massimo 8 sprite: il PPU utilizzava un flag per segnalare quando era stato raggiunto il limite, che causava la mancata visualizzazione degli sprite in eccesso. Grazie a questo flag, i programmatori potevano alternare gli sprite da visualizzare, anche se questa tecnica causava uno sfarfallio degli stessi.[24]

Il chip poteva gestire un solo livello di scorrimento dello schermo, a passi di 1 pixel sia orizzontalmente che verticalmente: in quest’ultimo caso però il sistema visualizzava degli artefatti grafici nella parte alta o in quella bassa dell’immagine per via di un bug nella gestione dello scrolling.[24]

La dimensione dell’immagine era di 256×240 pixel ma nei sistemi NTSC la risoluzione verticale effettiva era di 224 pixel, dato che i primi 8 bit e gli ultimi 8 bit dell’immagine non erano visibili su molti televisori dell’epoca per la differente risoluzione di questo formato rispetto al PAL.[24]

Sul Famicom originale il segnale video usciva in modulazione RF. Quando la console fu riprogettata per l’esportazione nel Nord America ed in Europa come NES, fu dotata anche dell’uscita composita RCA. Nel 1993 Nintendo modificò la console, rivedendo anche i connettori video: sul nuovo modello giapponese, venduto come AV Famicom, decise di usare il solo segnale composito, fornito tramite lo stesso speciale connettore a 12 pin “Multi out” introdotto con il Super NES, mentre la versione per il Nord America, denominata Nintendo Entertainment System Control Deck (o NES 2), presentava solo l’uscita RF.[28] Il PlayChoice-10, infine, utilizzava un segnale video RGB invertito.

Audio

Il NES integrava un generatore sonoro programmabile capace di gestire 5 canali audio: 2 canali supportavano la modulazione dell’onda con duty cycle variabile (12,5%, 25%, 50% e 75%), 16 livelli di volume e portamento gestito via hardware con frequenze da 54 Hz a 28 kHz. Gli altri canali erano: un generatore di onde triangolari a volume fisso con una frequenza variabile da 27 Hz a 56 kHz; un generatore di rumore bianco con 16 livelli di volume con 2 modalità di funzionamento (impostabili tramite gli input in un registro a scorrimento a retroazione lineare) con 16 frequenze preimpostate; un canale DPCM con risoluzione di 6 bit, con 1 bit per la codifica delta ed 16 frequenze di campionamento preimpostate, da 4,2 a 33,5 kHz. Quest’ultimo canale era anche in grado di riprodurre suoni PCM scrivendo nei registri 7 bit per volta ad intervalli regolari di tempo.[24]

Hardware

I controller

Gamepad del NES

Il gamepad standard è di forma rettangolare, dotato di una pulsantiera direzionale a croce (progettata da Gunpei Yokoi inizialmente per i Game & Watch), due pulsanti rossi denominati “A” e “B” sulla parte destra, mentre nella parte centrale trovano posto i due tasti funzione “Start” e “Select”. Erano inoltre disponibili vari accessori, come la NES Zapper, il Nintendo Four Score, il Nintendo Max, il Nintendo Advantage e il particolare R.O.B., un piccolo robot che poteva interagire con alcuni giochi quali “Gyromite”.

Le cartucce

Le cartucce (o “Game Pak”) per il NES erano grigie e molto più grandi di quelle del Famicom.

Le cartucce originali, o “Game Pak”, per il NES (sia il modello NTSC che PAL) erano di dimensioni 13,3×12×2 cm (A×L×P) e di colore grigio. Il connettore era nella parte inferiore ed erano originariamente chiuse con 5 viti. In seguito Nintendo adottò un sistema di chiusura con 2 linguette ad incastro e 3 sole viti,[29] sostituendo anche le normali viti con altre particolari a forma di stella, per rendere più difficile l’apertura dell’involucro.

Le cartucce presentavano 2 etichette: la prima, sul lato frontale, riportava il nome del gioco ed un’immagine artistica dello stesso; la seconda, sul retro, riportava le precauzioni d’uso della cartuccia stessa.

Alcune cartucce presentavano il contenitore, l’etichetta frontale o quella posteriore, di color oro (raramente color argento) per quei giochi, quali “The Legend of Zelda” o Turbo Racing, che contenevano una memoria alimentata da una batteria tampone per conservare i punteggi massimi o i salvataggi delle partite. Le cartucce commercializzate senza licenza Nintendo erano di colore nero (Tengen, American Video Entertainment e Wisdom Tree), uovo di pettirosso (Color Dreams e Wisdom Tree) e oro (Camerica) ed avevano dimensioni e forme diverse da quelle delle cartucce ufficiali Nintendo. Le cartucce di test, usate solo internamente a Nintendo e mai commercializzate, erano di colore giallo.

Le cartucce del Famicom avevano dimensioni più compatte, 7×10,8 cm (A×L), anche grazie al connettore dotato di soli 60 piedini contro i 72 delle cartucce del NES. Alcuni dei primi giochi pubblicati per il NES (ad esempio “Gyromite”) contenevano il gioco in versione Famicom con il connettore a 60 piedini ed un adattatore per renderlo compatibile con il connettore del NES a 72 piedini.[30] A differenza di quelle del NES, le cartucce per il Famicom erano prodotte in diversi colori. Furono prodotti anche degli adattatori per poter usare sul NES i giochi Famicom.

Differenze regionali

Sebbene NES e Famicom condividano l’hardware di base, esistono alcune differenze sostanziali fra le due versioni:

  • Il FamiCom, o Family Computer, la versione originale della console introdotta in Giappone.

    I gamepad del Famicom.

    Il design dei case è completamente diverso, a partire dai colori e dalla posizione di alcune porte. Il NES è grigio, possiede uno sportello frontale da aprire per inserire le cartucce, in posizione orizzontale; ha una porta d’espansione posta nella parte inferiore. Il Famicom è bianco e rosso, e le cartucce vanno inserite in verticale; la porta d’espansione (differente rispetto a quella del NES) è nella parte anteriore della console. Anche i gamepad non sono uguali: quelli del Famicom sono numerati e non sono rimovibili, dato che il cavo è saldato all’unità stessa; inoltre il secondo gamepad non possiede i tasti “Start” e “Select”, sostituiti da un microfono e da un regolatore di volume.

  • Il NES possiede un sistema di protezione (il chip 10NES) che impedisce l’uso di cartucce prive della licenza Nintendo o delle cartucce giapponesi. Recentemente alcuni utenti hanno poi scoperto che smontando il NES e tagliando un piedino di questo chip la protezione viene disattivata.[31]
  • Le cartucce hanno una differente piedinatura: il NES può ospitare cartucce da 72 pin, mentre il Famicom utilizza delle cartucce più piccole e con soli 60 pin. Rispetto a queste ultime, le cartucce da 72 pin presentano 4 pin per il chip 10NES, 2 pin in meno per l’assenza dei chip audio integrati su cartuccia e 10 pin in più affinché il bus delle cartucce combaci come numero di piste con quello della porta di espansione presente sotto al NES.
  • Il Famicom possiede un diverso sistema di gestione dell’audio: infatti supporta anche giochi dotati di chip sonori aggiuntivi, grazie ai 2 pin posti nella porta delle cartucce. Questi chip ed i relativi pin sono stati rimossi nel NES, con il risultato che i videogiochi originariamente dotati di chip audio aggiuntivi (come Castlevania III: Dracula’s Curse) hanno nel NES una qualità sonora inferiore rispetto alla controparte giapponese.
  • Sia il NES che il Famicom possiedono un modulatore di onde radio per l’output audio e video; il NES ha anche un connettore RCA composito. I successivi restyling (AV Family Computer e NES 2) possiedono solo quest’ultimo.
  • In Giappone, oltre Nintendo, altre 5 aziende (Konami, Capcom, Namco, Bandai, e Jaleco) avevano la licenza di produrre cartucce dotate di chip dedicati aggiuntivi.
  • In Europa il NES veniva distribuito dalla Mattel: questa versione presentava, oltre all’uso di cartucce in formato PAL e non NTSC, solo minime differenze estetiche rispetto al NES statunitense (come la scritta rossa “MATTEL Version” sullo sportellino delle cartucce).[32]
  • Diverse perifericheerano esclusive del Famicom:
    • Family Basic, una implementazione del linguaggio di programmazione BASIC;
    • Famicom MODEM, un modem grazie al quale era possibile connettersi a dei server Nintendo e usufruire di alcuni servizi di notizie su nuovi giochi, cheat, meteo, oltre al download di alcune applicazioni.
    • Famicom Disk System, periferica che permetteva il funzionamento di videogiochi venduti su appositi floppy disk.

Voci correlate

fonte wikipedia

 

CASSAcorporation

CASSAcorporation Gaming, Retrogaming e altro ! Gioco ai videogames da quando sono piccolo, me ne innamorai utlizzando un clone di pong e da allora non ho acora smesso di giocare. Più in là negli anni, e nel tempo libero, ho deciso di scrivere un blog sulla mia passione. Gran parte degli oggetti che vedi fanno parte della mia collezione

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